sabato 29 maggio 2010

ONLYONESONG:Rowland S. Howard - Dead Radio



Quando si dice 'SFERRAGLIARE'.

"Dead Radio"

March 17, 2006
Cherry Bar
Melbourne, Australia

You're bad for me
Like Cigarettes.
But I haven't sucked
Enough of you yet.
Nothing is sacred,
And nothing is true,
I'm no-one that's nowhere,
When I'm here with you.
I've lost the power I had to distinguish
Between what to ignite and what to extinguish.
I blew in last night,
I'm the ghost from the coast.
When the lighting is bad,
I'm the man with the most.
You left me to choke,
On a heart up in smoke,
Smiling through your tears,
And your tetracycline overdose.
You're good for me
Like coca-cola.
I don't get any younger,
You don't get any older.
Everything's sacred,
And everything's true,
All this is possible,
When I'm here with you.
I've got a lot to say,
But I won't speak with my mouthful.
I'd like to spit it out,
But I keep my own counsel.

giovedì 27 maggio 2010

ONLYONESONG:White Boy - I Could Puke (1977)

What's goin' on..???


Una delle prime punk band di Washington, i White Boy sono formati da padre e figlio, James e Glenn Kowalski.

IAN MACKAYE: Alle medie inferiori andavo alle Gordon, che erano al 95% mere, ma c' erano questi ragazzi bianchi di Tacoma Park, uno dei quali si faceva arrivare i singoli dei White Boy, tipo "I Coul Puke" (..) Era una coppia padre e figlio, Mr. Ott e Jake Whipp, cioè James e Glenn Kowalski. Il figlio minore Gary faceva il fonico. Come mi piaceva quel disco. Intendo "I Could Puke". James quando cantava Rotten Crotch Disaster prendeva del lucido da scarpe e se lo passava sulle mutande, poi le gettava al pubblico. Era un vero istrione, già sulla cinquantina ma davvero un grande cantante.

James Kowalski è stato condannato per 84 capi d' accusa per molestie a minore e pornografia infantile. Stà scontando una pena di 700 anni di reclusione.


mercoledì 26 maggio 2010

ONLYONESONG:New Bomb Turks - Wine and Depression (2000)

Se gli Stooges o gli MC5 fossero nati con l' hardcore si chiamerebbero NEW BOMB TURKS !

The Lyres - How do you Know 7'' (Sounds Interesting 1979)




Il mio corpo a cominciato a pulsare, un pallettico alle gambe e frenesi. O mamma..
Visione : Sting che balla in Quadrophenia. Elegante, sensuale e conturbante. Mamma mia, solo (quello che io definisco) il vero Rock'n'Roll mi fa' questo gradevolissimo effetto.
La causa del suddetto effetto è "Don' t Give It Up Now" dei Lyres, primo 7" pollici della band.
Niente di nuovo sotto il cilindro, tutta scuola mod, Creation, High Numbers, Fleur de Lys e via via.. ma anche un pò primi Stones e Chocolate Watchband, e anche un pò Count Five..mmh.. Roba che farebbe certo gola a Hivies, Go, e Kings of Leon, dico io.
Vediamo,..mmh ...Tappetino d' organo, ...ferrosi accordi con chitarra senza distorsione ma in saturazione brillante... cantato secco e anfetaminico per le strofe e, vocalizzi alla Bepop a Lula con il ritmo fisso sui piatti nel refrain, ecco.
Eh si, ..un pezzo davvero trascinante.
Ci fosse stato un assolo al fulmicotone di Wayne Kramer mi sarei messo a piangere.
Boh, forse sarà un pezzo come tanti altri ma io ci perdo le staffe.
Mi si appiccica meno addosso invece il lato A del singolo, "How do You Know", anche se è un buon pezzo. Chitarra Phaser e ritmo ossessivo calzante, i Suicide in veste Garage. Un modello utilizzatissimo da Sonic Boom degli Spaceman 3.

Se volete maggiori notizie sulla band andate QUI
Se sia ufficiale o meno non lo sò, ma potete trovare discografia e le varie Line-Up della band, che ricordo essere nata dalle ceneri dei DMZ.
Se vi piace il singolo e volete ascoltare altro della band andate su CapitanCrawl e cercate tra i milioni di blog come il mio.
Per quanto riguarda i video qui sotto, la prima versione di "Don't Give It Up Now" è tratta dal loro primo LP "On Fyre" ed è leggermente più leggera rispetto a quella del 7''. Idem per "How do you Know".
Il terzo video è ancora "Don't Give It Up Now", ma dal vivo nel 1984.


Band Memebers:
Jeff Conolly - Vocals and Organ
Rick Carmel - Guitar
Rick Coraccio - bass
Paul Murphy - drums

Side A How do you know
Side B Don't give it up now




sabato 22 maggio 2010

David Crosby - If I Could Only Remember My Name (Atlantic 1971)


Everybody's sayin' music is love


"If I Could Only Remember My Name" è davvero un atto d' amore.
Io l' ho sempre interpretato come il canto del cigno della congrega della baia, anche perchè dischi come questo poi non ce ne saranno più. Almeno per quelli di mia conoscenza.
Il gruppo è riunito in intimità, per un ultima ode alla sua stessa esistenza.
Uno straordinario addio.
Privo dei proclami dell' aereoplano Jefferson, esegue un volo più rarefatto, come nella migliore tradizione 'Crosbyana'.
Il momento di raccolta dopo gli avvenimenti, si rivela come un' ultima cena, i cui invitati sono tutti fantasmi.
Speciali però, perchè il cast è davvero stellare: ai soliti Stills, Nash e Young si aggiungono Frieberg dei Quicksilver, i Dead (senza Weir) e i Jefferson (insieme a Crosby sono la sezione Perro al completo), il cristallo canadese Joni Mitchell e il talentuoso batterista dei Santana, Michael Shrive. La supervisione è di David Geffen, il futuro produttore discografico.


Incastonati nell' album ci sono meravigliosi mantra di cori sognanti (Music is Love), lunghe cavalcate psichedeliche modello "Down by the River" (Cowboy Movie), e pezzi astrali che solo la penna del Crosby più ispirato può partorire (Laughing).


La copertina del disco (non questa qui accanto ma quella di inizio post) è uno scatto fotografico di Robert Hammer : il viso di Crosby con sguardo lungo e sognante viene sovraesposto ad un tramonto giallo-rosso. Sarò fissato ma per me è un funhouse west-coast. Teoria che trova conferma nel retro : altro primo piano di Crosby, stavolta senza aggiunte, a colori violacei porpora con sguardo decisamente più cagnesco.
Iggy con i baffi ?..


Il titolo dell' album, 'se solo potessi ricordare il mio nome', potrebbe dire tutto come niente.
Rimane lì, nell' aria. Impalpabile come la musica che lo contiene.


Personnel: David Crosby (vocals, guitar); Jerry Garcia (guitar, pedal steel guitar); Graham Nash (guitar, piano, background vocals); Neil Young (guitar, vibraphone, bass instrument, congas, background vocals); Jorma Kaukonen, Paul Kantner (guitar); Laura Allan (autoharp); Gregg Rolie (piano); Jack Casady, Phil Lesh (bass instrument); Michael Shrieve, Mickey Hart, Bill Kreutzmann (drums, percussion); David Freiberg, Grace Slick, Joni Mitchell (background vocals)

tracklist

01. Music Is Love
02. Cowboy Movie
03. Tamalpais High (At About 3)
04. Laughing
05. What Are Their Names
06. Traction In The Rain
07. Song With No Words (Tree With No Leaves)
08. Orleans
09. I’d Swear There Was Somebody Here
10. Kids and Dogs (bonus track)





giovedì 20 maggio 2010

Bad Brains - Bad Brains (Roir 1982)


L' ex Minutemen Mike Watt:
"Per suonare l' hardcore non hai bisogno di strofe e ritornelli, non hai bisogno di assolo, non hai bisogno di un cazzo ! "

E allora che cosa sono tutti questi cambi di tempo ?..e queste esecuzioni senza uno sbaffo ? e queste progressioni ricercate ?..ma insomma chi è questa jazz band esiliata nell' hardcore ?

Di gran lunga il migliore gruppo hardcore dal punto di vista tecnico, i Bad Brains hanno dominato musicalmente tutti i colleghi. Altre formazioni hardcore sono riuscite a creare una muraglia fatta di suono e velocità, ma i Bad Brains suonavano tutte le note e lo facevano anche sembrare facile. L' abilità creativa unita a una presenza scenica frenetica e all' evangelismo rasta hanno fatto nascere un fenomeno incredibile. I Bad Brains dovevano essere per forza IMMENSI.
Frase di Steven Blush tratta dal libro "American Punk Hardcore" di Steven Blush, 2007, Shake Edizioni.


Visto che ho parlato del notevole esordio dei Red Cross, mi è parso giusto sottolineare 'la band' hardcore per eccellenza che con il suo primo 7 pollici "Pay to Cum" è riuscita a impressionare tutto il movimento del nuovo punk tribale per velocitá, invenzioni e inedite fusioni tra raegge, punk, metal e jazz-rock.






I Bad Brains, originari di Washington, sono l' unica band hardcore formata esclusivamente da afroamericani. (Ho riletto questo articolo e questa cosa non è vera una sega, c' è stata un' altra band di soli afroamericani nel hardcore e addirittura antecedente ai Brains. A volte scazzo. Ma lasciamo perdere - andiamo avanti)
H.R. alla voce, Dr. Know alla chitarra, Darryl Jenifer al basso e Earl Hudson alla batteria.
Partono appunto in terreno jazz con traiettorie Corea e Mahavishnu Orchestra, ma vengono dirottati in lande punk dal loro primo cantante e tecnico del suono, Sid MacCray, fin da subito dimissionario e sostituito con l' arrivista ma notevole H.R..
La loro politica iniziale, per descriverla con un termine tanto caro nell' ambiente è molto DIY, 'do it yourself' ovvero 'fallo da solo', cioè produzione e autogestione della band.
C' è una peculiarità che li distingue dagli altri : un progressivo avvicinamento alla dottrina rasta.
L' ambizione, la bravura, ma soprattutto l' aspetto religioso, spinto su sentieri omofobici, decreteranno la loro fine musicale e politica; non prima però di dare alle stampe alcuni capolavori, tra cui il sopraccitato 45 giri d' esordio, "I against I" del 1986 e l' album newyorkese del 1982 per la mitica Roir, l' etichetta di Neil Cooper con incisioni limitate alle audiocassette (negli anni successivi verrano offerte sul mercato anche riedizioni in vinile e, successive, in CD).
Le quindici tracce contenute nell' album omonimo della ROIR documentano un incredibile talento che impressiona pubblico e colleghi. Non si tratta di una gara certo, ma la grandiosità dell' album permette l' uso di questi termini.
La voce di H.R. è una vipera posseduta che si staglia sopra insostenibili velocità. I suoni sono certamente più vicini ai metalli che ai ferri del punk, e quindi innovativi per formula. Pezzi come appunto "Pay To Cum", "Right Brigade" o "Sailin' On" diventano subito cavalli di battaglia.
Personaggi come Ian Mckaye ed Henry Rollins li indicano come luminari in materia.
I Clash impressionati li vogliono con loro in tour e Ric Ocasek dei Cars, così lontano dal mondo hardcore si ofrrirà per produrre l' album successivo, "Rock for Light" del 1983.



Bad Brains, per molti, 'la band'.

Drew Stone (The Mighty COs): Quando sarò in veranda con i nipotini gli racconterò del più grande gruppo che ci sia mai stato su questa terra, i Bad Brains.

H.R. - voce
Dr. Know - chitarra
Darryl Jenifer - basso
Earl Hudson - batteria


Sailin' On – 1:55
Don't Need It – 1:07
Attitude – 1:19
The Regulator – 1:07
Banned in D.C. – 2:12
Jah Calling – 2:31
Supertouch/Shitfit – 2:30
Leaving Babylon – 4:10
Fearless Vampire Killers – 1:07
I – 2:05
Big Take Over – 2:57
Pay to Cum – 1:25
Right Brigade – 2:27
I Luv I Jah – 6:24
Intro – 0:45




lunedì 17 maggio 2010

Red Cross - Red Cross EP (Posh Boy 1980)


Il pezzo dei Redd Kross che ho inserito nella timida rubbrichetta (ho fatto più o meno quello che fa' Brazzz) nata nel post precedente risale al 2007, ma nella loro discografia appare nell' irriverente ep "Teen babes from Monsanto" del 1984 insieme ad altre inaspettabili cover.
Il loro esordio invece risale al 1980 in piena esplosione hardcore.
Il gruppo che all' epoca si chiamava Red Cross (nome poi sostituito per evitare confusioni con l' omonima associazione umanitaria internazionale) è formato da giovani davvero in fasce. I fratelli McDonald , Steven alla batteria e Jeff alla voce avevano rispettivamente 11 (!) e 17 anni, e vi assicuro che solo degli imberbi adolescenti in fiamme come loro sono in grado di partorire punksong cariche di furia freschissima come "S & M Party" e "Cover Band".
Il power-pop dei successivi album (penso a "Neurotica" del 1987, considerato da molti come primo disco grunge) è già in parte presente in questo primo EP. Basta per questo ascoltare "Annette's got the hits".
Se non l' avete mai sentito non aspettatevi spigolosi e primitivi attacchi come Black Flag o Germs, ma bensì accattivanti melodie vicine agli X o agli inglesi Buzzcocks.
Che dire, un esordio fulminante per questi pischelli.

Credits:

Bass - Steve McDonald
Drums - Ron Reyes
Guitar - Greg Hetson
Vocals - Jeff McDonald


Tracklist:

1 Cover Band
2 Annette's Got The Hits
3 I Hate My School
4 Clorox Girls
5 S & M Party
6 Standing In Front Of Poseur

giovedì 13 maggio 2010

Nazz I - Nazz II - Nazz III (SGC RECORDS 1968-1969-1970/Sanctuary Records Group)




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Robert Antoni Keyboards, Vocals
Joel Brodsky Photography
Michael Friedman Producer, Photography
Patti Hobart Liner Notes
Chris Huston Associate Producer
Bill Inglot Remastering, Digital Remastering
Jon Landau Liner Notes
Thom Mooney Drums
The Nazz Group, Producer
Ken Perry Remastering, Digital Remastering
Todd Rundgren Guitar, String Arrangements, Mixing
Merf Sohmers Liner Notes
Stewkey Organ, Piano, Vocals
Bill Traut Producer
Carson Vanosten Bass, Guitar (Bass), Vocals

01 Open My Eyes
02 Back Of Your Mind
03 See What You Can Be
04 Hello It's Me
05 Wildwood Blues
06 If That's The Way You Feel
07 When I Get My Plane
08 Lemming Song
09 Crowded
10 She's Going Down
11 Nazz Radio Commercials [#]
12 Train Kept A' Rollin' (Outtake) [#]
13 Magic Me (Audition Tape) [#]
14 See What You Can Be (Audition Tape) [#]
15 Hello It's Me (Demo) [#]
16 Crowded (Demo) [#]
17 Open My Eyes (Non-Phased Demo) [#]
18 Lemming Song (Demo) [#]
19 The Nazz Are Blue (Live) [#]
20 Why Is It Me (Early Version of ''Lemming Song'' by Woody's Truck Stop, 1966) [#]
21 Hello It's Me (Mono Single Mix) [#]
22 Open My Eyes (Mono Single Mix) [#]












Robert Antoni Keyboards, Vocals
Patti Hobart Liner Notes
Bill Inglot Remastering, Digital Remastering
James Lowe Engineer
The Nazz Arranger, Group, Producer
Ken Perry Remastering, Digital Remastering
Todd Rundgren Guitar, Arranger, Horn Arrangements, String Arrangements, Mixing
Merf Sohmers Liner Notes
Carson VanOsten Bass, Vocals


01 Forget All About It
02 Not Wrong Long
03 Rain Rider
04 Gonna Cry Today
05 Meridian Leeward
06 Under The Ice
07 Hang On Paul
08 Kiddie Boy
09 Featherbedding Lover
10 Letters Don't Count
11 A Beautiful Song
12 Love Everywhere (Outtake) [#]
13 Sing A Song (Outtake) [#]
14 Sydney's Lunchbox (Outtake) [#]
15 Magic Me (Alternate Version) [#]
16 Kicks (Long Version) [#]
17 Not Wrong Long (Single Mix) [#]
18 Under The Ice (Single Mix) [#]














Robert Antoni Keyboards, Vocals
Patti Hobart Liner Notes
Bill Inglot Remastering, Digital Remastering
James Lowe Engineer
The Nazz Arranger, Group, Producer
Ken Perry Remastering, Digital Remastering
Todd Rundgren Guitar, Arranger, Horn Arrangements, String Arrangements, Mixing
Merf Sohmers Liner Notes
Carson VanOsten Bass, Vocals

01 Some People
02 Only One Winner
03 Kicks
04 Resolution
05 It's Not That Easy
06 Old Time Lovemaking
07 Magic Me
08 Loosen Up
09 Take The Hand
10 How Can You Call That Beautiful
11 Plenty Of Lovin'
12 Christopher Columbus
13 You Are My Window
14 Some People (Single Mix) [#]
15 Magic Me (Single Mix) [#]
16 Not Wrong Long (With Extended Intro) [#]
17 Meridian Leeward (Alternate Version) [#]
18 Letters Don't Count (Todd on Lead Vocal) [#]
19 Resolution (Todd on Lead Vocal) [#]
20 Only One Winner (Todd on Lead Vocal) [#]
21 It's Not That Easy (Todd on Lead Vocal) [#]
22 Take The Hand (Todd on Lead Vocal) [#]
23 How Can You Call That Beautiful (Todd on Lead Vocal) [#]
24 Forget All About It (Todd on Lead Vocal) [#]



venerdì 7 maggio 2010

John Lee Hooker - That's where it's at ! (Stax 1969)



"That's where it's at !" di J.L.Hooker è una raccolta pubblicata dalla Stax nel 1969, con registrazioni risalenti al 1961. In quell' anno Hooker è ancora residente a Detroit. Nasce a Coahoma di Clarkesdale in una delle solite piantagioni del Sud Americano e si spinge presto verso nord, in cerca di lavoro. Dagli anni 40 in poì la città lo rimbalza tra Boogie e Bulloni, legandolo in catena, incastrandolo nelle lamiere, ma regalandogli tuttavia periodici bagni nella vinilite. I dischi incisi sono tanti : decine di 45 giri e dal 60 in poi decine di album. Con band, ma spesso anche in solitaria, battendosi il tempo dei suoi boogie-blues con i piedi, come avviene in "That's where it's at !". All' epoca mister Hooker non ha un gran seguito e gira spesso con poca grana in tasca.



Un lento filo d' acqua bollente scende dalla bocca incrostata del rubinetto.
Prima un piede. Poi l' altro.
Poi tutta la gamba.
Anche l' altra.
Brividi sulla pelle ancora asciutta.
È questo ragno nello stomaco che voglio neutralizzare, così, più sù, nella testa, ho parlato con il nemico che mi sta' alle calcagna. L' ho affrontato, fermato, bloccato. Mi ha concesso la tregua. Un' ora, non di più. Ma mi basta. Certo, sono uno sbrigativo, io.



Hooker è una lucertola del blues. Sangue freddo, lingua sibilina e occhio vitreo. Immobile, ipnotico, incompatibile alle fessure strette del tempo, così indolente. Ma è proprio il tempo a scinderlo in due. Il primo corpo ha un corvo lucido sulla spalla. Il secondo una chitarra in grembo. Seduti uno davanti all' altro, si scrutano attenti. Un passo falso e tutto l' equilibrio salta via. Quello con il corvo batte il tempo con mani e piedi, l' altro sferra corde elettro-blues e mugugna alla donna di non andarsene.



Acqua bollente sulla pelle compiuta, un bicchiere colmo a metà di distillato e "That's where it's at !" di John Lee Hooker.
Prima le labbra, i denti freddi, e poi dalla gola scende giù, caldo come il petrolio della lampada e denso come la voce di Hooker, mentre l' acqua bollente scioglie le speranze e le tensioni.



Anche se nel disco le liriche sono spesso oscure e tante sono le richieste d' aiuto, nel timbro vocale di Hooker non sento quella disperazione caratteristica di molti bluesman del passato. Penso per esempio a Blind Willie Johnson o al sofferto falsetto di Robert Johnson, o agli orgogliosi e sofferti gospel di Ma Rainey.
Hooker è un beffardo, con il sogghigno sempre pronto, la risata stoppata; me lo disegno bello scaltro. Un bluesman maturo che si scrolla di dosso la remissione del passato. L' uomo del sud nel nord industrializzato.


Il ragno a bagno ha finito di tormentarmi. Le sue gambe pelose sporgono a cavalcioni dalla mia pancia e si protraggono fuori dalla vasca. Non lo sò quanto tempo è passato...l' ora è finita ?..devo rientrare ?..se mi addormento.. sarà il corvo a svegliarmi.


Se la vasca ce l' avete,
fatevi un bagno.







Credits:

John Lee Hooker Guitar, Vocals

Ron Albert Engineer
Kirk Felton Remastering
Beverly Parker Photography
Milton Smith Liner Notes
Henry Stone Producer
Honeya Thompson Art Direction
Chris Whorf Design


Tracklist:

01. Teachin' the Blues
02. Goin' to Louisianna
03. I Need You
04. My Love Comes Down for You
05. Baby Please Don't Go
06. I Just Don't Know
07. Slow and Easy
08. Two White Horses
09. Feel So Bad
10. Grinder Man

giovedì 6 maggio 2010

Limbus 3 - Cosmic Music Experience (Germanafon 1969)


Repulsione o attrazione. Indifferenza o curiosità.
Fastidio o totale concentrazione.
Queste sono alcune delle possibilità offerte dai Limbus.
Dischi come questo richiedono una partecipazione emotiva non sempre sostenibile.

Lontano dalla luce del sole, Limbus-terra è sentierio cavernoso, umido e frastagliato, onirico, nero come il figlio dello scorpione.
Oneway trip è un continuo cadere di pietrisco nelle tube, rigurgiti free stridori e molle, benedetto da Madre Dissonanza; un percorso a senso unico, senza sbocchi, un risveglio impastato con emicrania sudaticcia-possibile nuova perdita di conoscenza. Tutto, intorno alla bocca dello stomaco. Eccola arrivare: la Nausea.
Valiha zigzago mantra sospeso su metalliche corde tirate, in tregua, breve però.
Breughel's Hochzeitstanz soffia latrati, dita asciutte che strofinano l' arido - digrigna la testa infastidita.
La Nebbia melmosa di New Atlantis (Island Near Utopia) emerge da fondali di vermi. Tranci organici in putrefazione. La permanenza corrode e non capisco come possa apparire un Nuovo Mondo dagli Abissi. Ormai un pezzo della faccia mi deforma il pensiero e vortico inabile di riscatto. Si va' sempre più giù, senza ossigeno e l' odore attanaglia.
Svengo al suolo, vigile, muto. Sembra, per un attimo, la disperazione calmarsi. Libra e volteggia la corda del respiro e l' aria lucente filtra dal soffitto di roccia : trascendo mentre la cerimonia funebre ha inizio.
È questa la fine ?

Line-up / Musicians
- Odysseus Artnern / various instruments
- Bernd Henninger / various instruments
- Gerd Kraus / various instruments

Various instruments: bass / guitar, vocals / flute, guitar, vocals

Songs / Tracks Listing
1. Oneway Trip
2. Valiha
3. Breughel's Hochzeitstanz
4. New Atlantis (Islands Near Utopia)

mercoledì 5 maggio 2010

Voice of the Seven Woods - Voice of the Seven Woods (Twisted Nerve/Tchantinler 2007)



Sono rimasto davvero basito all' ascolto di Voice of the Seven Thunders.
Il gruppo capitanato dal chitarrista inglese Rick Tomlinson libera sonorità acide degne dei migliori Ozric Tentacles, flussi acustici debitori tanto a Fahey quanto a Davy Graham, ma soprattutto imponenti suoni kraut che si possono accumunare senza ombra di dubbio ad una su tutte le band del rock cosmico : gli Amon Düll II.
Provate ad ascoltarvi "Out of the Smoke" a volume sostanzioso e appena terminata fatevi un ripassino con "Archangelus Thunderbird" dei Düll. Suvvià, la lezione i ragazzi l' hanno imparata davvero bene.


Sono queste fottuttissime scali orientali...
Tutta la musica dovrebbe avere delle scale orientali !
Perché le scale orientali non sono prime in classifica !!??
Perché le scale orientali non sono importanti come il Blues??!!


Si, si, sono rimasto sorpreso..proprio due post fà elucubravo sulle differenze incolmabili tra dischi del passato e quelli del presente ed eccomi subito smentito. Molto bene.
È così che tengo viva la passione.

Da cosa nasce cosa, o meglio, da link nasce link, cosicché mosso dal passo gambero, finisco a sbattere le antenne nel precedente "Voice of the Seven Woods".
Qui Tomlinson suona prevalentemente acustico ed è aiutato dal bravo batterista Chris Walmsley e dal bassista Pete Hedley. Le composizioni sono oriental-psichedeliche, quasi raga (fanno capolino l' oud ed il sitar) e, per la naturale propensione all' intarsio, sono tutte strumentali, eccetto la sognante "Silver Morning Branches". Il finger picking di Tomlinson è brillante, ipnotico quanto basta e dilatato nei ricercati arpeggi. Trilli e terzine di turche provenienze, scintillano nello spazio acustico appena creato. Certi passaggi mi hanno ricordato un altro gruppo tedesco del passato, gli Agitation Free.
Rinnovo l' invito all' ascolto dead freaks !


Credits :

Guitars, vocals, sitar, oud: Rick Tomlinson
Drums, percussion: Chris Walmsley
Bass guitar, violin: Pete Hedley

Tracklist:

1. Sand & Flames
2. Sayat Nova
3. The Fire in My Head
4. Silver Morning Branches
5. Second Transition
6. Valley of the Rocks
7. Underwater Journey
8. Return From Byzantium



domenica 2 maggio 2010

Voice of The Seven Thunders - Voice of The Seven Thunders (Tchantinler 2010)


Non ho parole.
Se volete ne parliamo.

Credits:

Chris Walmsley Percussion, Drums
Carim Clasmann Mastering
Rory Gibson Bass
Jimmy Robertson Engineer, Mixing
Bradley Sanders Design, Photography
Ricky Tomlinson Synthesizer, Guitar, Cornet, Vocals, Engineer, Mixing, Electronics


1 Open Lighted Doorway :15
2 Kommune 3:41
3 Out Of The Smoke 2:16
4 Third Transition :28
5 The Burning Mountain 2:59
6 Dry Leaves 3:35
7 Dalälven 3:24
8 Cylinders 7:00
9 Set Fire To The Forest 8:35
10 Disappearances 3:00