venerdì 27 novembre 2009
Patty Smith - Radio Ethiopia (Arista 1976)
INTRO - Ancora New York. Negli anni settanta c'è un locale che più di tutti da voce ad un urlo ribollente di una generazione eccitata. Il Cbgb's. Lontana dal concetto di quella precedente, farcita di buone vibrazioni e impegno sociale, questa generazione è figlia legittima della cricca Velvet-Factory-City lights. La nuova corrente viene chiamata new-wave, oppure punk, meglio ancora dire rock'n'roll. Da questo fermento scaturisce una forma di rock esistenziale, di natura urgente e poetica. Insieme alla semplicità e sfrontatezza delle chitarre elettriche i gruppi del Cbgb's mescolano il lato romantico e filosofico della vita nella metropoli, e più in generale dell' animo umano.
PATTY - Fin da piccola predisposta alla ricerca di messaggi rivelatori da trasmettere agli altri intreccia l' amore per la parola scritta, in special modo la poesia, con l' impulso ribelle del rock. Inizia la sua 'carriera' artistica con il fedele chitarrista e compositore Lenny Kaye, nonché archivista e super esperto di oscuro rock americano (sua la popolare raccolta Nuggets) eseguendo readings di poesie accompagnati da musica. Dopo poco tutto questo sfocia nel più amplificato e qualificato Patty Smith Group.
I primi dischi sono davvero tutti molto belli e per amore personale alzo la mano sul secondo, Radio Ethiopia, successore del capolavoro d' esordio che è Horses.
Con un inizio graffiante del riff di Ask the Angel si viene subito catapultati nel secco e vellutato suono della band. Le interpretazioni vocali della signora, allora signorina, Smith sono tutte toccanti e ricche di pathos. Passa dalla maestosità di timbro al singhiozzo vitale e riesce a creare un forte energia tutta sua. Patty Smith non è certo un artista che ha dovuto modellare la bravura nel corso dei suoi dischi, fin da subito tutto è francamente perfetto. Voce, parole, ritmo e melodia. Senza ostentazioni, ma bensì carico di urgenza essenziale il suono è unico e distinguibilissimo.
Secondo pezzo. Si passa a Ain't it strange, una marcia nebbiosa a tratti arrabbiata con quel cambio di tonalità nel centro-canzone, di un tono sopra che fa scorrere brividi di gioia e sudore freddo a chi ascolta.
Poi scivola intimo l' inizio di Poppies con sussuri e risa. Patty inizia a cantare quando il pezzo si trasforma piano piano in un funky stralunato, poi la sua voce si sdoppia ed entriamo in un terreno quasi onirico. È una mezza stregha.
Pissing in a River è una ballata malinconica che emoziona per intensità. Patty è meravigliosa e la sua voce penetra dentro al corpo sonoro della band affiatata e impeccabile. Si, il Patty Smith Group in questa prima formazione è davvero brillante e ricco e mai pomposamente prolifico di note non necessarie. Ecco l' essenzialità punk.
Di corsa si ritorna nel rock con Pumping (My Heart), un inno (Iggy) Pop simile a The Passenger. Come lei stessa dice, la signora è nata per il rock'n'roll.
Segue Distant fingers, valzer rock sognante e nostalgico, messo proprio qui a ricucire le ferite del dolore. Un dolore che è onnipresente nell' opera di Patty Smith, che arriverà poi al suo zenith con le morti ravvicinate del marito Fred "Sonic" Smith, chitarra dei MotorCity5, e del fratello Todd.
Con Radio Ethiopia e Abyssinia si chiude il disco tornando allo stato sognante. Mugugni, vagiti e sghignazzi sotto un mantra free di timpani e chitarre sature e lamentose.
1. Ask the Angels - 3:07 - (P. Smith - I. Kral)
2. Ain't It Strange - 6:35 - (P. Smith - I. Kral)
3. Poppies - 7:05 - (P. Smith - R. Sohl)
4. Pissing in a River - 4:41 - (P. Smith - I. Kral)
5. Pumping (My Heart) - 3:20 - (P. Smith - I. Kral - Jay Dee Daugherty)
6. Distant Fingers - 4:17 - (P. Smith - A. Lanier)
7. Radio Ethiopia - 10:00 - (P. Smith - L. Kaye)
8. Abyssinia - 2:10 - (P. Smith - I. Kralison - R. Sohl)
* Patti Smith - Voce
* Lenny Kaye - Chitarra, Basso, Voce
* Jay Dee Daugherty - Batteria, Percussioni
* Ivan Kral - Chitarra, Basso
* Richard Sohl - Tastiere, sintetizzatori
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1 commento:
sempre grande patty
andre
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